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Divagazioni sulla bicicletta in Romagna

da “Cronache Malatestine"
di Giuliano Bonizzato

Conosco un paese del nostro Appennino, grande non più di mille  metri quadri, i cui abitanti -che godono ora anche grazie al turismo di un discreto     benessere- si recano da casa al  bar in macchina.

I loro bisnonni -mi hanno raccontato- viaggiavano a piedi. Anche per andare  a Cesena,  Forlì, Firenze e Rimini. Qui l'auto é evidentemente sentita come un forte simbolo di emancipazione sociale mentre l'uso delle gambe -anche se applicate alle due ruote- viene vissuto come regressione verso un passato da dimenticare.

E pensare che, quando  il velocipede cominciò a diffondersi, l'automobile non era stata ancora  inventata. Era dunque proprio lei, la bicicletta, lo "status simbol" per antonomasia. Tanto che della prima "Società Ciclistica", nata, guarda caso, a Rimini nel 1885 e presieduta dal Conte Ruggero Baldini, facevano parte esclusivamente i "vip" della Città.

Quel simpatico zuzzurellone di Nicholas Farrell,  imbufalito per essere stato investito in ora notturna da un ciclista senza fanalino "brutto come tutti i ciclisti", vorrebbe fondare un partito che si riproponga di "sparare a vista" contro i predetti  da equipararsi, in Romagna, ai "cani randagi" ( sic).

Mi domando, nello spirito giocoso ma non troppo del giornalista inglese, se ritenga proprio necessario organizzarsi in tal senso, visto che a massacrare quotidianamente i ciclisti sulle strade e in quantità industriale, ci pensano già gli automobilisti. Quelli, "puri e duri", che considerano un "diverso" chiunque faccia uso del velocipede.

Non per nulla l'Architetto Riminese Oscar Mussoni ha fondato, circa dieci anni fa, l' ADPC (Associazione per la Difesa del Pedone e del  Ciclista). Per quanto riguarda la nostra città è in grado di esibire ampia documentazione fotografica sulle piste ciclabili usate come parcheggi,  e aggiornate statistiche in merito ai velocipedisti  assassinati sulle circonvallazioni.

Per fortuna molti automobilisti sono anche ciclisti eppertanto riconoscono nel pedalatore un appartenente alla loro stessa specie  animale. Anche il ciclista si accorge di avere a che fare con un suo simile dal modo attento e cauto con cui viene sorpassato-senza ricorrere ad eccessivo uso del clacson nonchè dalla assoluta disponibilità di questi a concedere le dovute precedenze.

In fondo il razzismo è una questione di immaginazione, caratteristica esclusivamente  umana. Se gli animali della stessa specie non si uccidono mai tra loro, è proprio perchè mancano di fantasia. Un lupo, che riuscisse ad immaginare di avere davanti a sè non un altro lupo ma un cane randagio, per poterselo così divorare senza rimorsi, sarebbe ne più ne meno che un lupo razzista.

Come quel cacciatore inglese flemmatico ed elegante fine ottocento che, descrivendo il suo ultimo safari in Sudafrica, affermava di aver sparato un pò a tutto: elefanti, leoni, rinoceronti, noplease...  E alla domanda di cosa fossero i noplease rispondeva: "Quegli animali tutti  neri, con lunghe gambe che quando gli punti contro il fucile emettono  quello strano verso: No-please... No-please-sir..."

L'altra domenica un biondo su una Mercedes nera, approfittando del mio momentaneo  isolamento dal gruppo cicloturistico di cui mi onoro far parte, mi ha proditoriamente  aggredito su un tornante della Ciocca. Mi sono buttato in un fosso scorticandomi una gamba ma almeno -ognuno si consola come può- gli ho fatto fare una figuraccia con la sua ragazza.

Dalla targa e dagli adesivi presumo faccia parte del PNNAA ( Partito neo-nazista automobilisti ariani).

Per esigenze di obiettività debbo ammettere che, agli esordi, anche  i nobili velocipedisti -che si consideravano una razza privilegiata-tendevano a fare i prepotenti. Evidentemente per tale ragione una ordinanza del Comune di Rimini del 1882, giunse ad obbligarli, pena severe sanzioni, a "tosto fermarsi se un cavallo al loro passaggio si adombrasse" o addirittura "all'intimazione di un qualsivoglia cocchiere". Si può anche ragionevolmente ritenere che investissero sovente i pedoni, scambiandoli magari per cani randagi.

Giuliano Bonizzato
In libreria: Cronache Malatestiane del Terzo Millennio
Edizioni Raffaelli
(cinquantotto ministorie Riminesi  dal 2000 al 2001)

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